Fra il sapere e il saper fare corre la stessa differenza che c’è fra la teoria e la pratica. Potreste sapere perfettamente come si prepara un piatto di spaghetti alla carbonara ma una volta ai fornelli non riuscire mai ad eseguirlo in maniera da accontentare davvero il palato. Il saper fare richiede allenamento e spesso anche la guida o l’assistenza di un esperto.
Nel mondo del lavoro odierno, almeno alla pari del saper fare, conta il “saper essere”, ossia le cosiddette competenze trasversali, che certo dipendono dall’indole ma sono tutte “allenabili”. Non trinceratevi mai dietro un “Io sono fatto così, cosa ci posso fare?”.
Non sottovalutate ad esempio le competenze relazionali, la capacità di rapportarsi con gli altri, di stringere alleanze, di cooperare con gli altri. Dietro un grande risultato c’è quasi sempre un lavoro collettivo. Usain Bolt, lo sprinter giamaicano che ha demolito i record dei 100 e dei 200 metri, è l’uomo più veloce del mondo. Ma lo sarebbe mai diventato, al di là del dono di cui l’ha gratificato madre natura, senza lo staff di tecnici che lo ha seguito? La famosa recente scoperta del bosone di Higgs, definito la “particella di Dio”, ha visto impegnati al Cern di Ginevra migliaia di ricercatori. Soltanto gli italiani erano 600.
Il mondo, compreso quello del lavoro, va di corsa e cambia in fretta. Il “saper essere” non è più qualcosa di statico: occorre “saper divenire”. Continuare ad apprendere e migliorarsi. Anche se siete davanti a tutti, non potete mai fermarvi: se date un’occhiata allo specchietto retrovisore noterete quanto sia piena la corsia di sorpasso. Qualunque sia la vostra posizione – fra i battistrada, nelle retrovie o in mezzo alla mischia – non staccate mai il piede dall’acceleratore.
Se dovessimo sintetizzare in una sola parola il segreto di questo percorso, non avremmo dubbi: la parola sarebbe causatività. Sentitevi sempre causa delle situazioni che non vi soddisfano e che vi procurano disagio perché è l’unico atteggiamento mentale che possa aiutarvi a modificarle. C’è sempre un potenziale inespresso all’interno di noi ed è a quello che dobbiamo attingere. È un potenziale che per emergere e svilupparsi va alimentato e il suo nutrimento non può essere altro che la formazione.
Formarsi per trasformarsi. Trasformarsi per essere al passo dei tempi. Anzi, se possibile, qualche passo avanti.